INFORMATICA... CHE ENIGMA!

"L'informatica non riguarda i computer piu' di quanto l'astronomia riguardi i telescopi."
(Edsger Wybe Dijkstra)

I social network e l’impoverimento culturale.

Questo spazio su web non è un blog, dove chiunque può scrivere e commentare ogni articolo pubblicato, ma si propone come spunto di riflessione sui luoghi comuni dell’informatica e sull’utilizzo dei suoi strumenti.

In questo articolo vorrei focalizzare l’attenzione sull’uso dei social network.

Di solito non uso Facebook per leggere ed esprimere opinioni ma sono stato obbligato ad usarlo da amici, in particolare del calcetto, per l’organizzazione della partita (parola grossa!) settimanale.

Temo di deludervi ma l’opinione, impopolare, che esprimo riguarda il sempre più frenetico uso dei social network che illude tutti di essere più informati di prima.

Di fatto non ci consente di confrontarci con i punti di vista altrui per cercare la verità ma di acquisire e sviluppare le argomentazioni che rafforzano le nostre opinioni, magari ereditate dall’opinion leader a noi più congeniale.

La verità non ha più importanza, ci si deve attrezzare con nuove carte da giocare per replicare sempre più efficacemente e rapidamente a chi si contrappone alle nostre idee.

Così facendo ciascuno, opinion leader o “discepolo” che sia, può appagare il proprio desiderio di protagonismo.

I discepoli accrescono il loro arsenale di frasi fatte pronte per ogni evenienza, gli opinion leader pontificano ciascuno nel proprio orticello (più o meno grande) e finiscono con il circondarsi, a volte senza neanche rendersene conto, di una maggioranza di adepti pronti a screditare la minoranza di persone che osano esprimere un’opinione diversa, contrapponendosi alle affermazioni del leader.

Il risultato è che ci si sta impoverendo tutti. Non c’è più il tempo per riflettere, bisogna replicare e farlo con rapidità, si è persa la buona abitudine di prendersi tutto il tempo necessario per pensare ad ogni singola parola scritta dal proprio interlocutore, rileggerla, valutarne il senso, capire le sue ragioni, informarsi, verificarne le fonti, citare le proprie e misurare ogni avverbio e aggettivo da utilizzare per replicare.

Ritengo che quest’uso delirante dei social abbia molto in comune con la cultura dei talk show e dei reality show, dove impera la grossolanità: ciascuno si schiera a favore o si contrappone e in ogni caso è disposto solo a consolidare le sue opinioni.

E quando si esauriscono le argomentazioni c’è sempre la carta della goliardia: se si è colti in fallo si sostiene che si stava scherzando, se non si sa come replicare si fa una battuta, meglio se idiota, per cambiare argomento.

Certo il problema non è lo strumento ma l’uso che se ne fa, penso ad Einstein e all’energia nucleare.

Gioverebbe un uso molto più sobrio dei nuovi strumenti di comunicazione.

Ma se "depuriamo" i nostri scritti dalle opinioni che continuamente esprimiamo resta davvero poco o niente.

Allora mi astengo dal dare anch'io il mio contributo alla superficialità e alla grossolanità. Non replico ai post. Non do origine a nuovi post. Passo e chiudo.

Lì, non qui, si scatenino pure i contestatori (che non mancano mai), siano esseri umani o bot (altro argomento scottante), poco importa: approfittassero pure del mio silenzio sui social.

Fiducioso di avervi deluso abbastanza, torno al mio "social" letargo, o quasi.

7 marzo 2020                                                                                                          Mario Quarto
                                                                                                                         (Insegnante, Informatico)

 


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